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Come l’alimentazione impatta sul tumore al seno

Ottobre è il mese dedicato alla prevenzione del tumore al seno, motivo per il quale ho deciso di parlare di alcuni argomenti di fondamentale importanza di cui ognuno di noi dovrebbe essere a conoscenza.


TUMORE AL SENO: una panoramica generale


Il cancro al seno è il tumore più comune nelle donne (escludendo le neoplasie della pelle) ed è secondo solo al cancro ai polmoni come causa di morte correlata al cancro. Il tumore al seno, nel 2022, ha causato più di 670 000 decessi in tutto il mondo e, dato allarmante, le diagnosi di tumore al seno continuano ad aumentare.

Si stima che nel 2040 si potrebbe arrivare a superare I 3 milioni di nuovi casi l’anno.

Il tumore al seno rappresenta un serio problema per la salute globale, nonostante la ricerca stia facendo passi da gigante.


Tumore al seno

Quali sono le cause?


Il cancro al seno è una patologia estremamente soggetta a variabilità ed è multifattoriale: l’insorgenza è infatti legata a fattori sia genetici che non genetici.


COMPONENTE GENETICA

La cancerogenesi è infatti un processo multifase derivante dall'accumulo di molteplici alterazioni genetiche che collettivamente danno origine al fenotipo trasformato. Tra le variazioni genetiche più importanti ricordiamo le mutazioni dei geni BRCA1 and BRCA2, l’ overespressione del gene HER2/NEU e le mutazioni nei geni RB and TP53.

Nonostante molti tumori si sviluppano in soggetti non geneticamente predisposti, la storia familiare rappresenta un forte fattore di rischio per il cancro al seno, con una percentuale compresa tra il 5 e il 10% di tutti i casi attribuibile a mutazioni genetiche ereditarie: le mutazioni nei geni BRCA1 o BRCA2 possono infatti predisporre un individuo a sviluppare il carcinoma mammario ed è fondamentale quindi indagare la storia familiare di ogni soggetto che abbia un parente con tali mutazioni.

E’ importante sottolineare che le donne con mutazioni di BRCA1 hanno un rischio più elevato di tumori ovarici epiteliali mentre le mutazioni nel gene BRCA2 aumentano il rischio di tumore al seno sia negli uomini che nelle donne, così come di tumore all'ovaio, alla prostata, al pancreas, alle vie biliari, allo stomaco, ai melanociti e ai linfociti B.


COMPONENTE NON GENETICA

Oltre alla componente genetica possiamo individuare una componente non genetica associata ad ad alcuni fattori tra cui:

  • Età: il rischio aumenta costantemente nel corso della vita, soprattutto dopo la menopausa, raggiungendo il picco intorno agli 80 anni; il 75% delle donne con tumore al seno ha più di 50 anni e solo il 5% ha meno di 40 anni.

  • Variazioni geografiche: esistono ampie variazioni geografiche tra Paesi e regioni del mondo. Il rischio di sviluppare questa malattia è significativamente più alto in Nord America e nell'Europa settentrionale rispetto ad Asia e Africa. I tassi di incidenza variano da meno di 40 per 100.000 donne in alcuni Paesi asiatici e africani, a oltre 80 per 100.000 in Australia/Nuova Zelanda, Nord America e in alcune parti d’Europa.

  • Stile di vita: obesità, consumo di alcol, dieta sbilanciata e ricca di grassi e inattività fisica sono fattori predisponenti.


Fattori predisponenti

Quali e quante tipologie?


I tumori al seno possono essere suddivisi in due gruppi principali: i carcinomi e i sarcomi.

  • I carcinomi sono tumori che originano dalla componente epiteliale del seno, ovvero dalle cellule che rivestono i lobuli e i dotti terminali; in condizioni normali, queste cellule epiteliali sono responsabili della produzione del latte. Questi costituiscono la stragrande maggioranza di tutti i tumori al seno.

  • I sarcomi originano dal tessuto connettivo del seno (miofibroblasti e cellule dei vasi sanguigni). I sarcomi rappresentano meno dell'1% dei tumori al seno primari. Si tratta di tumori più rari.


Carcinomi: un ampio gruppo


All'interno del vasto gruppo dei carcinomi, esistono molti tipi diversi di cancro al seno.

La prima grande distinzione è tra carcinoma in situ e carcinoma invasivo.

  • Il carcinoma in situ è ​​un carcinoma "pre-invasivo" che non ha ancora invaso il tessuto mammario. Queste cellule tumorali crescono all'interno dei lobuli o dei dotti. Il carcinoma in situ ha un potenziale significativo di diventare un cancro invasivo, ed è per questo che deve essere trattato adeguatamente per impedire alla paziente di sviluppare un cancro invasivo.

  • I tumori invasivi presentano cellule tumorali che infiltrano al di fuori dei lobuli e dei dotti mammari per crescere nel tessuto connettivo mammario. I carcinomi invasivi hanno il potenziale di diffondersi ad altre sedi del corpo, come i linfonodi o altri organi, sotto forma di metastasi.


Circa l'80% dei carcinomi mammari è costituito da carcinomi duttali invasivi. I restanti casi di carcinoma invasivo comprendono altri di cancro come il carcinoma colloide (mucinoso), midollare, micropapillare, papillare e tubulare. È importante distinguere tra questi diversi sottotipi, poiché possono avere prognosi e implicazioni terapeutiche diverse.


Fibroadenoma, un tumore benigno


Si sente spesso parlare, soprattutto tra donne di giovane età, di fibroadenoma.

Il fibroadenoma è una neoplasia benigna, la più comune. È costituito da componenti epiteliali (cellule) e stromali (tessuto connettivo) e compare tipicamente nelle donne giovani con un picco di incidenza tra la seconda e la terza decade di vita.

Di solito si manifestano come masse solitarie epalpabili, mobili, solide, con consistenza elastica e margini lisci. L'incidenza diminuisce con l'aumentare dell'età ed è meno comune nelle donne in post-menopausa.

Tra i fattori predisponenti troviamo soprattutto quelli ormonali: le fluttuazioni ormonali che interessano il periodo che va dalla pubertà alla pre-menopausa (influenza di estogeni e progesterone) possono stimolare la crescita di fibroadenomi all’interno del tessuto mammario. I fibroadenomi possono infatti aumentare di volume nella fase tardiva del ciclo mestruale e durante la gravidanza e regredire e calcificare dopo la menopausa. Anche un aumento del peso corporeo potrebbe essere associato al rischio di aumento di fibroadenomi.


ALIMENTAZIONE e CARCINOMI: quale la correlazione?


Dalla letteratura scientifica emergono sempre più dati riguardo la correlazione tra alimentazione, stili di vita e carcinomi. L’alimentazione può infatti influenzarne sia l’insorgenza e sia il decorso clinico, svolgendo un ruolo di fondamentale importanza nella patogenesi e nel supporto durante il decorso della patologia.

L’adozione di un modello alimentare sano, caratterizzato da un elevato consumo di frutta, verdura, cereali integrali, pesce, e da un basso consumo di carne rossa, alimenti raffinati, dolci e latticini ad alto contenuto di grassi, può migliorare la prognosi e la sopravvivenza nelle donne con diagnosi di carcinoma mammario in stadio iniziale (stadio I, II o IIIA).


Secondo le raccomandazioni della World Cancer Research Fund/American Institute for Cancer Research (WCRF/AICR), mantenere un peso corporeo sano e un buon livello di attività fisica, seguire una dieta salutare limitando l'assunzione di grassi (in particolare acidi grassi saturi) e alimenti raffinati può migliorare la sopravvivenza dopo la diagnosi di carcinoma mammario.



Riduzione del consumo di alcool

E’ fondamentale inoltre ridurre il consumo di bevande alcoliche: l’assunzione di bevande alcoliche è infatti legato ad un aumento degli estrogeni circolanti promuovendo l'induzione dell’enzima aromatasi, in grado di convertire gli androgeni in estrogeni o compromettendo il metabolismo degli estrogeni nel fegato, con conseguente accumulo di estrogeni nella circolazione sanguigna.


Aumento del consumo di fibre

Un’alimentazione ricca di fibre può aiutare a ridurre il rischio di tumore al seno.

Le fibre solubili, presenti ad esempio in frutta, legumi e avena, creano una sorta di “gel” nell’intestino che rallenta la digestione e l’assorbimento dei nutrienti. Questo meccanismo contribuisce a ridurre il riassorbimento degli estrogeni.

Le fibre insolubili, che si trovano soprattutto nei cereali integrali e nelle verdure, favoriscono invece la crescita dei batteri buoni nell’intestino, riducono quelli dannosi e stimolano la produzione di sostanze protettive che aiutano a contrastare la formazione di cellule tumorali, come gli acidi grassi a catena corta (SCFA). Questi ultimi infatti sono associati a una riduzione dello sviluppo tumorale.


E la soia?


La correlazione tra cancro al seno e assunzione di soia è sempre stata al centro di molti dibattiti scientifici. Per molti anni si è creduto che l’assunzione di soia e alimenti che la contengono potesse essere un fattore predisponente allo sviluppo di cancro al seno.

Gli ultimi studi sembrano sfatare questo mito: sembra infatti che gli effetti degli estrogeni della soia non abbiano alcun impatto, anzi.

Si è visto che tali composti potrebbero addirittura ridurre il rischio di tumore al seno: la soia contiene infatti gli isoflavoni, dei fitoestrogeni con una struttura simile all'ormone umano 17-β estradiolo.

Questi sono in grado di legarsi ai recettori degli estrogeni nell’organismo e di bloccare gli estrogeni naturali, presenti nel sangue, traducendosi in una diminuzione della produzione di estrogeni.


Quindi, in conclusione...

Stile di vita sano, e via libera a fibre e soia!


Autopalpazione


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©2023 by Dott.ssa Ilaria Salvatori - Biologa Nutrizionista

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